
Le cellule mesenchimali sono presenti pressochè in tutti i tessuti umani ed in particolare nell’osso, nella cartilagine, legamenti e molto abbondanti nel tessuto adiposo. Il loro numero purtroppo diminuisce all’aumentare dell’età.
Il prelievo può avvenire da cordone ombelicale, da midollo osseo o da tessuto adiposo. Il prelievo da cordone ombelicale è stato un po’ accantonato per la complessa organizzazione di prelievo e stoccaggio e per gli alti costi. Il prelievo da midollo osseo è molto utilizzato. Il problema principale è l’alta invasività del prelievo con una ampia cicatrice o cicatrici multiple e la necessità di perforare l’osso. Spesso i pazienti si lamentano molto del sito chirurgico donatore, più del disagio sull’articolazione trattata, inoltre per l’arricchimento è necessaria una strumentazione complessa e costosa. Il prelievo da tessuto adiposo è quello al momento più utilizzato. Numerosi sono i vantaggi quali: la bassa invasività del prelievo con cicatrici praticamente invisibili, l’ampia disponibilità di tessuto e la semplicità del prelievo una volta standardizzata la tecnica.
Dal prelievo si ottiene tessuto adiposo morcellizzato (finemente spezzettato), ricco di cellule mesenchimali attivate.

Le cellule staminali totipotenti sono cellule in grado di differenziarsi in individui completi. Le cellule mesenchimali attivate, (MSC), al contrario sono cellule multi potenti, capaci di replicarsi e differenziarsi in molteplici linee cellulari o nei loro precursori, comunque la differenza è che possono differenziarsi solo in alcuni tipi cellulari, sono cioè già indirizzate verso una specifica tipologia di tessuti, questo rappresenta una garanzia per l’uso clinico ed un vantaggio dal punto di vista biologico.
In ambito clinico le cellule mesenchimali hanno dimostrato di poter aiutare biologicamente la guarigione delle fratture e di bloccare l’evoluzione artrosica di una articolazione sofferente. Il loro utilizzo ha anche dimostrato una diminuzione della sintomatologia algica a articolare collaborando alla “normalizzazione” dell’ambiente articolare.
